Cibo per la mente #4 Fado e omelette alle erbe aromatiche

Questa settimana Cibo per la mente vi porta su e giù per le strade della Lisbona di fine anni ’40, con Sostiene Pereira di Antonio Tabucchi, da leggere sorseggiando limonata e pregustando una semplice, ma gustosissima, omelette alle erbe aromatiche. Da preparare – magari – con in sottofondo la musica scelta per voi da Diletta e Riccardo.

SOSTIENE PEREIRA
Curioso, ancora una volta mi trovo a raccontare di un libro che amo particolarmente, ma che non ha fatto breccia istantaneamente nel mio cuore. Onestamente, non ricordo per quale ragione ho iniziato a leggere Sostiene Pereira di Antonio Tabucchi, poiché, pur non avendo alcuna idea di cosa trattasse, così a pelle, non mi ispirava proprio. Sospetto fosse tra le letture consigliate dal professore d’italiano al liceo, durante una pausa estiva. I primi capoversi non mi catturarono granché, anzi, mi risultarono anche piuttosto invisi, forse per la ripetizione continua, quasi a mantra, dell’intercalare “sostiene Pereira”, e del modo di descrivere quello che doveva essere il personaggio principale come un essere umano piccolo, spento, del tutto trascurabile. Ma anche in questo caso, come già ho raccontato la settimana scorsa per On the road, ho poi avuto ampiamente modo di ricredermi. In questo caso è bastata qualche pagina per capire che era tutto chiaramente voluto, questo creare attorno al protagonista un alone di mediocrità, per dare poi modo di seguirne lo sviluppo.

È  ben presto chiaro, infatti, che Pereira non è un eroe, né un antieroe: è il vero e proprio protagonista di un romanzo di formazione, un Bildungsroman, come l’avrebbero chiamato nei miei libri di letteratura del liceo. Di solito i protagonisti dei romanzi di formazione sono giovani, addirittura bambini, di cui seguiamo l’infanzia, quasi sempre difficile, e le mille peripezie attraverso la vita, fino alla conclusione che li vede cresciuti, divenuti uomini (o donne) compiuti e incamminati sulla loro strada. In questo caso si tratta di un uomo già di una certa età, pingue, sempre sudato e totalmente assorbito in una routine di minimo sforzo, che si limita a sopravvivere lungo un percorso casa-lavoro-chiesa-caffè. A casa, il suo unico svago è confidarsi con il ritratto della moglie defunta, al lavoro, traduce e pubblica novelle francesi per la pagina culturale di un piccolo, trascurabile, giornale di Lisbona; in chiesa, più che per pregare, si reca per dissertare di teologia con l’amico Don Antonio su un unico tema (ossia la reincarnazione della carne); al Café Orquidea, Pereira è abbonato ogni giorno alla stessa ordinazione: omelette alle erbe aromatiche e limonata ghiacciata, carica di zucchero. Si coglie subito, però, che sotto la superficie Pereira si pone quesiti, interrogativi, vede quello che gli accade intorno, anche se non vorrebbe, poiché si trova a Lisbona nell’estate del 1938, sotto l’Estado Novo del dittatore Salazar, in piena Guerra Civile spagnola, con Mussolini al potere in Italia e Hitler in Germania.

“Si chiese: in che mondo vivo? E gli venne la bizzarra idea che lui, forse, non viveva, ma era come fosse già morto.” Sarà l’incontro con un giovane intellettuale, Monteiro Rossi, e la sua fidanzata Marta, attivista politica, a riportarlo in vita, ad una nuova vita, in cui iniziare a sollevare il velo con cui preferiva coprirsi gli occhi, cogliendo via via i segnali e poi gli appelli delle persone “dal lato giusto” che frequenta e incontra. Dal cameriere del Café Orquidea, il suo contatto con quello che succede realmente per le strade, ad una donna incontrata casualmente in treno, al dietologo di una clinica in cui si reca: tutti e tutto cercano di suggerirgli che un intellettuale, un giornalista, non solo non può chiudere gli occhi dinanzi a quanto sta succedendo, ma anche e soprattutto ha il dovere di prendere una posizione, di farsi portatore della verità e di quelle voci che i regimi vogliono far tacere.

Il messaggio è ben chiaro e universale: vivere non è limitarsi a sopravvivere, non è possibile – né giusto – chiudersi nel proprio piccolo mondo ignorando e prescindendo da quello che ci succede attorno e, specialmente, dinanzi a iniquità e soprusi non solo non si deve tacere, bensì è doveroso agire per per portarli allo scoperto e combatterli. In questa settimana a cavallo tra il 25 aprile, festa della Liberazione, in cui si celebra chi ha lottato per porre fine al regime nazifascista, e il 1 maggio, festa non già del lavoro, come molti erroneamente dicono, ma dei lavoratori, soprattutto quelli senza voce, senza diritti, sfruttati e bistrattati, bè, mi sembrava il miglior messaggio possibile.

Sostiene Pereira è dunque un libro portatore di un importante messaggio, ma è anche un testo estremamente piacevole da leggere, con un protagonista con cui non si può che finire per immedesimarsi in ogni aspetto: nella sua fragilità e nella sua rassegnazione iniziale, nel suo percorso alla (ri)scoperta di sé e dei suoi valori. E, perché no, anche nella sua passione per le omelettes. Come detto, per tutto il libro Pereira si nutre quasi solo esclusivamente di omelettes alle erbe aromatiche del Café Orquidea, alternate talvolta al pane e frittata che gli prepara Piedade, la donna che lo aiuta nelle faccende di casa. Impossibile, quindi, non arrivare alla fine del libro senza aver voglia di correre ai fornelli a prepararsi questa pietanza semplice, ma sempre irresistibile, sia calda che, magari, fredda proprio in un panino (e, perché no, con un velo di maionese ed una fettina di formaggio… ma non fatelo sapere al Dottor Cardoso!)

LA RICETTA:
Omelette alle erbe aromatiche

“Pereira si recò in cucina, sbattè quattro uova, vi mise un cucchiaio di mostarda di Digione e un pizzico di origano e di maggiorana. Voleva preparare una buona omelette alle erbe aromatiche, e forse Monteiro Rossi aveva una fame del diavolo, pensò.”

Per 4 persone:
8 uova, un cipollotto o uno scalogno, un cucchiaio di foglioline di maggiorana, un pizzico generoso di origano, una piccola manciata di foglie di prezzemolo e di steli di erba cipollina (o altre erbe aromatiche fresche a piacere), 40 g di Parmigiano o pecorino grattugiato, ½ cucchiaino di senape, sale, pepe nero, olio extravergine di oliva

Rompete le uova, separando i tuorli dagli albumi. Mescolate i tuorli con il formaggio grattugiato, la senape, le erbe aromatiche sminuzzate, sale e pepe. Montate gli albumi a neve soda, ma non troppo dura. Unite gli albumi montati ai tuorli conditi, amalgamando delicatamente con una spatola, per ottenere un composto soffice e omogeneo.

In una padella antiaderente di circa 26 cm fate scaldare 2 cucchiai di olio, unite il cipollotto (o lo scalogno) tagliato a rondelle sottili e fatelo appassire per ¾ minuti, finché non appassirà leggermente. Versate uniformemente il composto di uova in padella, mescolate brevemente per amalgamarlo al cipollotto e coprite con un coperchio

Fate cuocere a fiamma media finché la parte inferiore sarà rassodata, circa 5 minuti. Aiutandovi con il coperchio, girate molto delicatamente l’omelette e fatela cuocere ancora 3 minuti, o abbastanza da terminare la cottura delle uova, mantenendo però l’omelette morbida e succosa.

CONSIGLI PER L’ASCOLTO:
Difficile trovare una “colonna sonora” per la lettura di questo libro, ambientato per l’appunto nel Portogallo di fine anni ‘30, che non sia il fado, la tipica musica popolare portoghese, che trova la sua esponente più conosciuta in Europa in Amália Rodrigues, del cui brano “Uma casa portuguesa” consigliamo l’ascolto. Anche se è di qualche anno posteriore agli eventi narrati, infatti, il testo pare cadere a pennello: «Numa casa portuguesa fica bem pão e vinho sobre a mesa. E se à porta humildemente bate alguém, senta-se à mesa co’a gente» Ossia: “In una casa portoghese ci sono pane e vino in tavola, e se qualcuno batte umilmente alla porta si siede a tavola con noi”, perché, continua la canzone: «A alegria da pobreza está nesta grande riqueza de dar, e ficar contente», “L’allegria della povertá sta in questa grande ricchezza del dare ed essere contenti”. Decisamente coerente con lo spirito del libro, ci pare.

Per un accompagnamento musicale invece decisamente moderno, ma affine per tematiche, sensibilità e atmosfere (nonché un omaggio alle origini italiane di Monteiro Rossi) consigliamo invece l’ascolto dei lavori del gruppo italiano Yo Yo Mundi, la cui musica colta e popolare assieme è impegnata nei temi, ma anche lieve e piacevole all’ascolto, perfetta per accompagnare la lettura di un libro come Sostiene Pereira.